Sappiamo tutti quanto la capacità di dare ascolto alle esigenze e alle opinioni di clienti, dipendenti, colleghi e stakeholder sia fondamentale per qualunque impresa.
Ma tutte le aziende sanno davvero come ascoltare? Non è una questione di poco conto: la qualità dell’ascolto può determinare il successo o il fallimento di una strategia di comunicazione.
Content is the king, il contenuto è il re. Questo è il mantra del marketing dell’era internettiana. Tuttavia, senza ascolto, qualsiasi contenuto rischia di perdersi nel vuoto. L’ascolto è la base di ogni buona comunicazione, perché permette di comprendere a fondo i bisogni, l’umore e le aspettative degli stakeholder.
Ci sono tante modalità che un’azienda può attuare per mettersi in ascolto, come per esempio organizzare survey tra i dipendenti, lanciare sondaggi, effettuare indagini di clima, interviste individuali o di gruppo, creare gruppi di discussione o co-progettazione su temi specifici.
Ora, le percentuali vanno sempre prese con le pinze, ma spesso sono utili a inquadrare una situazione. Per esempio è nota la formula che suddivide il tempo dedicato in azienda alle diverse attività comunicative: il 40% del tempo viene impiegato per ascoltare, più di quanto se ne impieghi a parlare (35%), leggere (16%) o scrivere (9%).
Se da un lato è positivo che venga attribuita tale importanza all’ascolto, il problema è che molto dipende dalla qualità dell’ascolto. Spesso si scambia infatti il semplice “sentire”, quindi un’attività passiva, con l’ascoltare che invece richiede una certa dose di attività, di impegno, di partecipazione e di analisi.
Approfondiamo allora le diverse modalità di ascolto e il loro impatto sulla comunicazione aziendale.
Le teorie sulla comunicazione riconoscono diverse modalità di ascolto, che possiamo efficacemente applicare all’ambito aziendale e raggruppare in queste quattro tipologie:
“Ascoltare” è infatti molto diverso dal semplice “sentire”, come afferma questo articolo del Sole 24 Ore dedicato proprio al tema dell’ascolto in azienda, che definisce l’ascolto attivo come un “atto volontario grazie al quale si decide di ascoltare attraverso l’attenzione, la sensibilità e l’intelligenza di cui siamo dotati.”
Ascoltare attivamente ed empaticamente significa:
L’ascolto empatico non solo migliora la qualità delle decisioni aziendali, ma rafforza anche la fiducia e la lealtà degli stakeholder, creando relazioni aziendali e un ambiente di lavoro più collaborativi, inclusivi e performanti.
La “restituzione” è fondamentale per dimostrare che l’attività di ascolto è stata reale, effettiva ed efficace. Restituire significa fornire agli interlocutori dei feedback concreti sulla base delle informazioni raccolte, mostrando genuino interesse e rispetto verso tutte le opinioni.
Non si tratta ovviamente di accogliere tutte le richieste o di tradurre immediatamente in realtà tutte le istanze – cosa spesso impossibile – bensì di dimostrare con trasparenza che è stato fatto un sincero sforzo di ascolto e che si è messo in atto un processo di risposta efficace a quanto emerso.
K-Change, grazie all’approccio smile oriented e people centered che la caratterizza e alla sua esperienza con aziende di ogni dimensione e settore, può supportare la tua impresa nelle diverse attività di ascolto e comunicazione, tra cui:
Grazie a tutte queste attività, possiamo far emergere insieme le istanze, le opinioni, i suggerimenti e le potenzialità spesso latenti nella tua azienda, aiutandoti poi a comunicare le azioni concrete per migliorare il clima e la reputazione aziendale.
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